Una gita da urlo che consiglio di fare, a meno di grande allenamento e voglia, in eBike.
Una gita da urlo in quanto non si urla soltanto per il giubilo del paesaggio da favola, ma per le tante "bestemmie" che sono volate per la difficoltà fisica del percorso. Un percorso che spesso si rende anche pericoloso in alcuni passaggi in quanto, come si vede anche dai documenti foto/video, si snoda in lunghi tratti all'interno di pietrai con delle contropendenze importanti.
Tutto questo penare svanisce quando finalmente, dopo lunghissimi tratti con il Walk e la ruota dietro che slitta per la pochissima presa del fondo sdrucciolevole, si arriva in cima al colle. Ci sarebbe anche la possibilità di continuare a fare un anello sulla carta bellissimo. Il primo tratto provato a piedi per andare a vedere il fantastico lago Lillet, mi fa immediatamente passare ogni voglia di andare avanti. L'organizzatore della gita, il Seve Assietta, a quel punto non se l'è sentita di insistere e ha accettato di tornare indietro ma non prima di aver scattato diverse foto e video.
In poche parole: una gita che regala delle emozioni paesaggistiche uniche ma che occorre affrontare come una gita alpinistica e non escursionistica, almeno per lo scrittore.
Kamel MGB
CERESOLE COLLE DELLA TERRA: Sia pure tardivamente, mi dedico ad un resoconto più dettagliato, per quello che per me rimarrà una delle giornate più suggestive scolpite come le tavole della legge sul Sinai nella mia memoria. L’idea di fare una gita al colle della Terra era nata nella mia mente pericolosa, 2 giorni prima, durante un’escursione a piedi con il mio amico Gianni nella parte alta del percorso. Su Strava mi sono un annotato una frase “esperimento da ripetere in bici”, che il mio amico Kamel MGB ha tutta le ragioni ad usare come prova di premeditazione per intentarmi una causa per tentato Kamelicidio. Naturalmente rielaborando il percorso in versione bike, io e Kamel partiamo da più basso, ossia poco dopo il lago di Ceresole, all’attacco della splendida strada reale di caccia, che corre parallela alla strada asfaltata che sale al Nivolet, tutta di pietre riportate e sapientemente piazzate a secco, che se fosse tutta integra permetterebbe di arrivare “comodamente” al colle della Terra e non solo, ma ne io ne Kamel siamo di sangue reale e non abbiamo neanche i baffi come Vittorio Emanuele II per cui l’ente Parco del Gran Paradiso benché avvertita in anticipo del nostro arrivo, non ha provveduto a sistemare la parte alta ormai distrutta , per cui riusciamo a pedalare agevolmente fino a 2400 mt di altitudine, e poi giustamente fioccano, da parte di Kamel ma non solo, l’abuso di una vocabolo molto usato regno della Trinacria (la terra di Montalbano per capirci), per indicare qualcosa che noi maschietti ci è molto caro, ma nello stesso tempo brutalizziamo sul sellino della bici.
Le parolacce non ci impediscono di ammirare il paesaggio mozzafiato fatto di laghi di varia grandezza, a partire da quello di Ceresole a venire su e di varia altitudine a quello di Serrù per citare i più significativi.
In lontananza si notano i contrafforti delle montagne verso il confine francese, ed in particolare il colle della Galisia, dove purtroppo nel 1944, si consumò una grande tragedia, ben 41 persone, fra partigiani e aviatori inglesi, perirono travolti da una valanga a circa 3000 mt di quota nel vano tentativo di raggiungere la Francia.
Tra le varie cime da inquadrare, in un momento in cui Fabrizio decide di affidarmi la GoPro inquadro anche il mio naso, come da filmato dedicato appositamente alla mia imbarazzante “gag”.
Gli ultimi 500/600 mt di dislivello si consumano sospirando nel guardare davanti a noi l’arido colle della Terra che non arriva mai, consumando il polpastrello del pollice sinistro per azionare la funzione “Walk”.
Finalmente riusciamo a compiere l’ultimo strappo (incredibilmente in sella), possiamo esultare insieme ad un gruppo di escursionisti polacchi per aver guadagnato i 3000 Mt dell’ostico colle. Siccome mi piace vincere facile, per farmi mandare sonoramente a quel paese, propongo a Kamel di proseguire verso il colle della Porta che è più o meno alto come quello della Terra, ma occorre scendere di circa 200 metri di sentiero piuttosto esposto allo splendido lago di Lillet…. naturalmente questa mia insana proposta non viene accolta, ma in compenso anche i polacchi devono aver capito l’italiano perché sono arrossiti.
La discesa tutto sommato scorre liscia, o perlomeno un senso di appagamento ci pervade, perché non ricordo tanti aggettivi colorati, come durante l’ascesa.
Aldilà di ogni ironia devo essere veramente grato a Kamel di avermi accompagnato in un’avventura, che sicuramente è da considerare da cicloalpinismo spinto, ma nella memoria rimane scolpita come fra quel gruppo ristretto di giornate memorabili. Tuttavia, il documento filmato che la K&K Video penso che riesca a trasmettere più ancora di quanto avviene per altri lavori, molte di quelle emozioni che abbiamo provato.
Seve Assietta